Negli ultimi secoli della civiltà nuragica, lungo le 
coste dell'isola, i Fenici fondarono le loro prime colonie: Sulci, l'odierna Sant'Antioco, Karalis nel sito 
del capoluogo sardo, Nora e Bithia a pochi chilometri da Cagliari, Tharros nell'oristanese. In questi ed 
in altri numerosi centri successivamente fondati, nel VI secolo a.C. ai Fenici si sostituirono i Cartaginesi 
che verso il 510 a.C., dopo varie vicissitudini, riuscirono a conquistare la Sardegna, ergendo a controllo 
delle principali vie di comunicazione con l'interno o di zone di particolare interesse economico un complesso 
sistema difensivo di cui sono testimoni, per esempio, le fortezze di Monte Sirai 
e Pani Loriga che controllavano le cospicue ricchezze minerarie 
del Sulcis-Iglesiente. Nonostante le sovrapposizioni di età romana, le principali 
città puniche, Tharros, Nora e Sulci, permettono al visitatore, in luoghi veramente bellissimi, di individuare 
l'impianto urbanistico originario, i più importanti luoghi di culto, templi e tophet, e le necropoli.
  | 
  | 
  
 Sant'Antioco - Tophet | 
  
Nel 238 a.C. la Sardegna diventa provincia romana, 
anche se i nuovi conquistatori dovranno, per imporre il loro dominio, affrontare l'ostilità e la resistenza delle 
popolazioni sardo-puniche che per lungo tempo resteranno legate alle loro tradizioni culturali. La 
romanizzazione comunque si compie nel corso dei sette secoli di occupazione di Roma che ha 
lasciato, anche in questo caso, molteplici segni nel patrimonio architettonico dell'isola.
  | 
  
  
 Cagliari - Anfiteatro romano | 
  | 
A Cagliari si possono 
ammirare un anfiteatro del II secolo d.C. che ricava nella roccia gli elementi 
principali ed ospitava circa 10000 persone, tuttora utilizzato per spettacoli estivi; la Villa di Tigellio, 
attribuita al poeta latino di origine sarda di cui parlano Orazio e Cicerone; la suggestiva Grotta della 
Vipera con iscrizioni in greco e latino che parlano del sacrificio di una donna per il proprio marito.
  | 
  
Anche in molti altri centri dell'isola si possono 
scoprire vestigia romane: terme, necropoli, case private e templi, soprattutto di età imperiale. Ma c'è un 
monumento che forse più degli altri sintetizza la successione di popoli e civiltà, la continuità, pur nelle 
differenze, del patrimonio culturale della Sardegna: il Tempio di Antas, non lontano da 
Fluminimaggiore. L'edificio, ristrutturato sotto Caracalla nel 213 d.C., era prima un sacello 
punico, e prima ancora forse un luogo di culto di un dio indigeno, come testimonierebbero 
piccoli bronzi di età nuragica.
  | 
  | 
  
 Fluminimaggiore - Tempio di Antas | 
  
Il pronao del rifacimento 
romano ha quattro colonne sulla fronte 
che sostengono un fregio nel quale si legge la dedica latina a Sardus Pater, divinità tradizionale 
della Sardegna antica, che le numerosi epigrafi puniche qui rinvenute permettono di identificare 
nel dio punico Sid. Insomma, i conquistatori romani vollero mostrare rispetto per il patrimonio 
religioso delle popolazioni dell'isola, conquistate militarmente e politicamente, ma orgogliose 
della loro cultura e forti, come oggi le genti sarde, della vitalità di un passato che continua a 
vivere nelle tradizioni e nella memoria.
  | 
  
 |